La parola tartufo deriva dal tardo latino terrae tufer, originariamente tuber, (escrescenza della terra) e sin dall’antichità la storia di questo prezioso tubero è stata avvolta da una alone di mistero e magia. In effetti oggi sappiamo che quello che noi chiamiamo tartufo altro non è che il corpo fruttifero di un fungo ipogeo. Come suggerisce il nome, questa categoria di funghi vive sotto terra e in simbiosi con alcune piante quali ad esempio la quercia, il pioppo, il carpino o il nocciolo, legandosi alle loro radici per trarne nutrimento, ma allo stesso tempo offrendo agli alberi sostanze preziose per il loro benessere. Quando maturano i tartufi emanano un intenso e inebriante profumo che arriva fino in superficie, attirando così gli animali selvatici che, mangiandoli, spargono nel terreno le spore, completando in questo modo il ciclo riproduttivo del fungo.
IL TARTUFO NELLA STORIA… E NON SOLO
Nell’antichità naturalmente ancora non si avevano le conoscenze scientifiche moderne e fu in un certo senso la poesia della natura a creare il mito, il racconto di cibo così straordinario. Plutarco considerava il tartufo il frutto di una strana combinazione tra terra, acqua, calore e fulmini; Plinio lo definiva “miracolo della natura” e “gioiello della terra”. Fu Giovenale a trovare la definizione più suggestiva chiamandolo “figlio del fulmine”, infatti, spiegò che l’origine del prezioso tubero si dovesse a un fulmine scagliato da Giove in prossimità di una quercia (albero ritenuto sacro al padre degli dei). Poiché Giove era anche famoso per la sua prodigiosa attività sessuale, al tartufo da sempre si sono attribuite qualità afrodisiache, in virtù delle quali esso fu dedicato ad Afrodite, la dea dell’amore. Celeberrima è la descrizione del medico Galeno: “Il tartufo è molto nutriente e può disporre della voluttà”.
Possiamo affermare senza dubbio che il tartufo è il cibo degli dei e… dell’amore!
Provare per credere!
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